Sarà smart, green, a misura di dipendente, ma soprattutto sarà “la base di lancio per l’espansione territoriale sul resto d’Italia”. Con Giacomo Casertano, parliamo della nuova sede di Casertano Ricambi e delle strategie di crescita.
Tutto ciò, fortunatamente, non è bastato a fermare la crescita di Casertano Ricambi, realtà di San Marco Evangelista (Caserta), diventata negli ultimi anni un punto di riferimento per la distribuzione di ricambi di primo impianto per motrici, trattori, rimorchi e semirimorchi in Italia e all’estero. Una realtà che sotto la guida di Giacomo Casertano ha trovato nuova linfa e nuovi stimoli, originati da una visione globale e da una mentalità imprenditoriale ereditata dallo stesso fondatore dell’azienda, Giacomo Casertano, nonno dell’attuale titolare che ne porta il nome.
Qualche mese fa, l’azienda fece il suo debutto sui social network (una scelta dettata dalla necessità di comunicare al mercato cosa è diventata oggi quella piccola officina meccanica nata nel 1943 all’ombra della Reggia di Caserta), cogliendo l’occasione per anticipare gli ambiziosi obiettivi e i progetti di espansione sul territorio.
Come ci dichiarò allora Giacomo Casertano: “Prima di concentrarci sull’espansione territoriale, stiamo portando avanti un progetto molto importante: la costruzione di una nuova location”.
Ora tutto è pronto per la posa della prima pietra e per la realizzazione di quello che diventerà il nuovo hub logistico di Casertano Ricambi, il centro distributivo che rifornirà quotidianamente le attuali quattro filiali e quelle future.
Questo progetto è stato lo spunto per una interessante chiacchierata con Giacomo, che ci ha portato a parlare di sviluppo, di aggregazione, di visione distributiva.
Partiamo dal progetto in corso che sta per prendere forma. Ce lo vuoi descrivere?
È un progetto partito nel 2019-2020, il cui iter è stato fortemente rallentato dalla pandemia e dalla burocrazia. Stiamo gettando le basi per poter partire a fine anno con la costruzione della nuova sede, che sorgerà di fronte a quella attuale, costruita nel 2009 e oggi non più in grado di ospitare il crescente assortimento di ricambi. La struttura farà parte del nuovo complesso industriale (ancora da realizzare) di San Marco Evangelista (CE) e occuperà una superficie di circa 4.000 metri quadrati su 10.000 di terreno.
La posizione è strategica, perché si trova alle spalle dell’Interporto Sud Europa, a 300 metri da quello che sarà il nuovo casello autostradale di Maddaloni sul tratto A30 dell’Autostrada Caserta-Salerno.
Sarà un’azienda smart e green, con ampi spazi dedicati ai dipendenti che ora, nella sola sede di Caserta, sono 35 (mentre i dipendenti totali occupati nelle 4 sedi sono 70).
Per dare un’idea della crescita dell’ultimo decennio, basti pensare che nel 2009 i collaboratori erano solo 7. Un altro dato significativo di quanto sia cresciuta la mole di lavoro: quest’anno viaggiamo con degli incrementi di fatturato molto alti, con punte di oltre il 35% in più rispetto al 2020, anno a sua volta chiuso con un incremento del 9%.
Lo hai definito “la base di lancio per l’espansione territoriale sul resto d’Italia”. A cosa puntate?
Per competere in un contesto di mercato in forte evoluzione, dobbiamo continuare a crescere e questo significa aprire nuove filiali. Ecco perché abbiamo bisogno di un progetto (quello della nuova sede) che deve essere in grado di sostenerci per i prossimi 10-15 anni.
La nuova struttura rappresenterà quindi il nostro hub logistico, un centro distributivo che servirà le attuali quattro filiali e quelle future. Il nostro è un progetto di espansione, ma è prematuro parlarne perché il primo investimento è proprio la costruzione del nuovo sito. Da mio padre ho imparato a fare un passo alla volta e quindi prima dobbiamo strutturarci e creare la base, per poi poter pensare di ampliare le filiali.
Come e quanto cambierà la vostra logistica interna e le logiche distributive?
Sarà una logistica molto centralizzata e automatizzata, con sistemi di stoccaggio robotizzati e piattaforme di atterraggio su vari livello, nell’ottica di ottimizzare i processi di picking, migliorando allo stesso tempo l’efficienza e ottimizzando la produttività del personale. L’obiettivo è quello di velocizzare ulteriormente il processo di distribuzione, rispondendo alle esigenze dei clienti storici (molto fidelizzati) e di quelli nuovi, che vedono in noi un fornitore sempre più completo.
Infatti, sebbene siamo localizzati in una zona molto concorrenziale, stiamo registrando una crescita che è pressoché omogenea su tutte le filiali.
Cosa ha contribuito maggiormente al raggiungimento di questo risultato?
Una parte del merito va alla nostra capacità di aggiornamento costante degli articoli, che sono sempre allineati con le nuove immatricolazioni. Questo ci permette di presentarci alle flotte come un partner capace di operare su qualunque tipologia di veicolo, anche il più nuovo.
E poi possiamo contare su un portafoglio prodotti di tutto rispetto, che annovera i più importanti brand di primo impianto ed equivalenti. Gli ultimi ingressi in ordine cronologico sono Wabco e BPW, ma posso già anticipare che ci sono altre trattative in corso che potrebbero chiudere entro fine anno delle partnership con brand primari.
Da un paio d’anni fate parte di Truck Company Group. La dimensione aggregativa quanto ha influito nella vostra crescita come distributore?
La collaborazione con Truck Company Group è stata una scelta perseguita a lungo, che ci ha permesso di creare molte sinergie, soprattutto a livello di soci, basate su una proficua collaborazione. A livello operativo, ad esempio, ci supportiamo con le rotture di stock, oppure quando ci vengono richiesti articoli meno performanti non presenti nel nostro magazzino.
L’ingresso in Truck Company ci ha anche dato la possibilità di sviluppare un progetto officine molto serio. Lo scorso anno abbiamo preso il mandato per le regioni Abruzzo, parte del Lazio, Molise e Puglia, e stiamo costruendo un bel network.
Tutte le officine che hanno aderito al progetto sono molto soddisfatte, perché riusciamo a dar loro un pacchetto completo che non si ferma solo all’insegna, alla tabelle o alla tuta, ma forniamo software di supporto, formazione e non da ultimo assistenza a tutte le flotte europee che hanno un accordo con Truck Company.
Un trend confermato nel mondo ricambi è la crescita dei private label, con sempre più distributori che intraprendono questa strada. Qual è la vostra posizione?
Non rientra nei progetti ne’ di breve ne’ di lungo termine, perché il private label non si allinea alla nostra vocazione e alla nostra idea di business. Avendo come mission quella di offrire al cliente un prodotto di assoluta qualità, il prodotto a marchio dovrebbe avere standard qualitativi talmente elevati da poterlo paragonare al primo impianto. L’unico prodotto con private label che abbiamo è il chimico, ma chiamarlo prodotto a marchio è riduttivo, perché si tratta solo di una personalizzazione grafica di un prodotto di assoluta qualità.
Anche nel mondo autocarro cominciano ad avvertirsi concreti cambiamenti nelle dinamiche di mercato. Come vede il futuro della distribuzione in questo senso?
È difficile fare previsioni, perché il cambiamento è repentino. Ci sono stati diversi esempi di fusioni negli ultimi mesi, e parallelamente stiamo assistendo a un generale ampliamento delle filiali da parte di molti distributori, per essere sempre più vicino al cliente anche in senso geografico. La capillarità della distribuzione, infatti, è un’esigenza sentita da molti di noi, anche con filiali “leggere”. È un mondo che corre a tripla velocità.
Tra una decina d’anni, mi aspetto ulteriori fusioni e una naturale selezione di molte realtà. Rispetto ad altri paesi, infatti, l’Italia è ancora troppo frammentata a livello distributivo. L’avvento di grandi gruppi stranieri e la necessità di creare sinergie saranno due fattori che spingeranno nella direzione di un rapido consolidamento, sia attraverso fusioni sia con la creazione di consorzi di acquisto veri e propri per le realtà medio-piccole, che saranno costrette a unirsi per poter continuare a sopravvivere.