8.000 componenti per autocarri e rimorchi e ancora tanta voglia di crescere. Parliamo di Errevi, che festeggia quest'anno 50 anni di attività e punta a consolidare il suo ruolo sul mercato. Anche attraverso nuove collaborazioni.
È una crescita che, oggi come ieri, si basa principalmente su due fattori: ampiezza di gamme e qualità dei ricambi. A questo si aggiunge un servizio puntuale e veloce e un buon rapporto qualità-prezzo, oltre a una copertura di tutto il mercato che fa la differenza.
Saranno elementi sufficienti, nel lungo periodo, a garantirne lo sviluppo? Ne abbiamo parlato con Sergio e Marco Cassardo, amministratori di Errevi, che hanno portato l’azienda in giro per il mondo e che oggi pensano a una crescita fatta anche attraverso partnership.
Errevi ha una storia importante nel ricambio autocarro, tant’è vero che quest’anno festeggiate 50 anni di attività. Com’è cambiata l’azienda?
Nel giugno del 1972, dalla bfino ad allora concorrenti, come Casber (l’azienda di famiglia gestita da mio padre) e Ricava (della famiglia Cava), è nata Errevi.
Ciò che ci distingue sul mercato è che siamo stati la prima azienda a trattare il ricambio a livello generico a 360 gradi, senza concentrarci su una singola famiglia di prodotto, ma proponendo fin da subito diverse gamme. Comunque all’interno dell’assortimento avevamo anche noi una nostra specializzazione, perché avevamo un focus importante su Iveco e sui rimorchi italiani.
Oggi non è più così: abbiamo ampliato notevolmente tutte le linee e intendiamo continuare a farlo; abbiamo una forte presenza anche nei mercati esteri, che ci stanno dando molte soddisfazioni e abbiamo puntato a migliorare le nostre performance, per essere ancora più competitivi, strutturandoci maggiormente al nostro interno sia a livello di personale sia di logistica di magazzino.
Partiamo dai mercati: avete una forte presenza sul territorio italiano ma siete tornati a investire anche sull’estero. Con quali risultati?
I mercati esteri sono sempre stati molto importanti per Errevi fin dall’inizio della sua attività. A distanza di qualche decennio, però, ci siamo resi conto che eravamo fortemente sbilanciati verso l’export, soprattutto in quelle aree con una robusta presenza del marchio Iveco, come Africa (dove avevamo ben sette magazzini), Venezuela, Brasile.
Con il tempo, questi mercati hanno perso via via di importanza e siamo tornati a concentrarci sull’Italia, che per anni ha costituito il 90% del nostro fatturato. Non c’era magazzino di ricambi autocarro che non avesse un nostro prodotto; non c’era ricambista che non avesse il nostro listino.
Da una decina d’anni, con un certo ritardo rispetto ad altri operatori, siamo tornati a investire sull’estero con grande soddisfazione, come dimostra la quota del 40% sul fatturato 2021 generata oltre confine.
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Come avete affrontato quest’ultimo biennio e qual è stato l’impatto della pandemia sul vostro operato?
L’impatto della pandemia sulla nostra attività è stato minimo: non abbiamo avuto cali significativi, se non nei due mesi di chiusura totale del 2020, anno che comunque per Errevi si è chiuso con un decremento del 5-6%. Il 2021 è stato invece un anno molto importante, in cui abbiamo registrato – come detto prima – un +40% di export su una crescita totale del fatturato del 32% rispetto al 2020, corrispondente a +25% sul 2019.
Al di là dei numeri, in questo biennio abbiamo avuto l’opportunità e il tempo necessario per guardare al nostro interno e dedicarci ad attività più pratiche e organizzative ma che oggi danno i loro benefici.
Ad esempio, abbiamo rivoluzionato tutte le nostre pubblicazioni aziendali, affiancando al catalogo generale anche diversi cataloghi settoriali, dedicati a gamme diverse; abbiamo rinnovato il sito internet e l’ecommerce.
Accennava prima a una riorganizzazione anche dal punto di vista logistico...
Sì, in questi due anni ci siamo occupati anche di riorganizzare il nostro magazzino dal punto di vista dell’assortimento, ampliando notevolmente tutte le gamme già esistenti e introducendone di nuove.
Non avendo più superficie disponibile, abbiamo inizialmente tamponato le esigenze di metri quadrati utilizzando un deposito adiacente. Successivamente abbiamo avuto l’opportunità di ristrutturare completamente la nostra vecchia sede aziendale, confinante per un tratto con quella attuale, e siamo riusciti a unire le due strutture. Questo ampliamento ci ha permesso di ottimizzare tutta la logistica interna, modificando i processi e razionalizzando i flussi, oltre al fatto che, poter disporre di 12.000 metri quadrati di superficie coperta, ci dà un certo respiro anche per i prossimi anni.
Sono previsti ulteriori sviluppi dl punto di vista logistico?
Possiamo ancora migliorare, ma al momento pensiamo di aver trovato il giusto equilibrio. L’intera struttura - adibita a magazzino - è mappata e ogni ricambio è tracciato; inoltre abbiamo dato più spazio a certe lavorazioni (come assemblaggio e montaggio), che continuiamo a svolgere internamente.
Come pensa di consolidare la crescita, che in questi ultimi anni è stata trainata anche dall’export?
Il nostro obiettivo è di crescere ancora, perché è la strada obbligata. Non nascondo che ci stiamo guardando intorno, alla ricerca di collaborazioni: che si tratti di un’azienda concorrente o di un’azienda produttiva (che ritengo sia la soluzione migliore, perché oggi avere un prodotto proprio è un vantaggio), la partnership è l’unica via per crescere.
Le potenzialità ci sono: ritengo Errevi un’azienda “attractive”, molto ben presente sul territorio italiano e portatrice di valore.
Errevi Industrial: un progetto votato alla qualitàErrevi Industrial è un progetto nato poco prima dello scoppio della pandemia, voluto per offrire valore aggiunto al cliente, mantenendo la qualità che da sempre contraddistingue l’azienda.La nuova linea comprende articoli realizzati da fornitori di primo impianto e dai più conosciuti produttori di componentistica truck, nonché ricambi assemblati da Errevi con componenti originali. |
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