Due chiacchiere con il responsabile dell’Area Truck & Bus di Anfia-Aftermarket per commentare i dati del Barometro Aftermarket Truck e per parlare di un concetto nuovo in questo mercato: la sostenibilità competitiva.
È nato così il Barometro Aftermarket Truck, una rilevazione che intende replicare, per il settore dell’aftermarket autocarro, lo strumento esistente dal 1999 per il comparto auto, conosciuto semplicemente come Barometro Aftermarket Anfia.
Che ci fosse l’esigenza di uno strumento in grado di “pesare” un mercato così peculiare come quello del mondo dei veicoli industriali non vi è dubbio. Ora, l’obiettivo di chi ha fortemente creduto in questo progetto è quello di allargare il panel delle imprese partecipanti, così da poter contare su una rappresentanza e un peso statistico sempre più significativo. Obiettivo che Alessio Sitran, in qualità di responsabile Area Truck & Bus di Anfia-Aftermarket, ha fatto proprio, come ci ha dichiarato in questa intervista.
“Il barometro è nato nel mio primo mandato di coordinatore dell’area e uno degli obiettivi che mi sono posto in questo secondo mandato è proprio quello di ampliare la platea di aziende coinvolte. Stiamo avendo già dei primi riscontri positivi e confidiamo di poter a breve portare a bordo qualche azienda in più.
Questo ha un duplice scopo: da un lato dare valore e significato a un progetto che ho fortemente voluto e far sì che questo progetto diventi una parte importante dei servizi offerti da Anfia-Aftermarket. Dall’altro lato, c’è un discorso di qualità del dato statistico, perché man mano che aumentano le aziende coinvolte, è possibile ampliare lo sguardo sul mercato e scendere maggiormente nel dettaglio di questo stesso mercato, aumentando quindi le macrofamiglie”.
Come descriverebbe l’anno passato?
Il 2022 può essere diviso a metà: fino a giugno-luglio la situazione era molto incerta, molto complessa, con previsioni sul finire dell’anno non positive. Fortunatamente a settembre-ottobre abbiamo assistito a un repentino cambio di marcia, con un netto aumento della capacità produttiva. ll problema è proprio in fase produttiva, perché il mercato c’è e risponde in maniera positiva, dimostrando una certa vivacità. Ciò che è stato molto sorprendente (e sintomatico della velocità del mercato) è l’insieme di tutti i servizi forniti alle flotte e quindi la maggiore capacità delle flotte di investire in service. Essendo il mercato un ecosistema connesso con altri servizi, questo trend si ripercuote poi positivamente su tutta la parte di componentistica e di prodotto.
Ed è quello a cui abbiamo assistito, che giustifica una buona chiusura del 2022.
Quali sono le motivazioni dietro a performance così diverse?
La macro-famiglia motore e trasmissione ha viaggiato bene per tutto l’anno, dimostrando sempre buona vivacità. Il sotto-telaio, invece, si è caratterizzato per un andamento altalenante anche se l’anno è stato chiuso vicino allo zero. Questo trend va ricollegato alle difficoltà generate dalla carenza di componenti e alle difficoltà di reperibilità di prodotto, che hanno inciso ancora più profondamente per la macro-famiglia del sopra-telaio. Laddove la componente elettronica si fa prevalente, c’è sofferenza: i tempi si allungano e i costi della fornitura aumentano, perché la filiera è particolarmente disruptive.
Con quali prospettive è iniziato il 2023?
La chiusura del 2022 e primi dati dell’anno confermano una certa vivacità e una ripresa. Inoltre ci sono condizioni di mercato migliorative sul piano della fornitura che fanno pensare che il 2023 possa rimanere su un terreno positivo. Tutto ciò fa ben sperare che ci sia non solo una migliore capacità produttiva ma soprattutto una maggiore capacità di evadere gli ordini.
Sul mercato del nuovo, l’immatricolato è ripartito e gli ordinativi sono alti; si dovrebbe stabilizzare la supply chain e questo dovrebbe ulteriormente aiutare a soddisfare la domanda, soprattutto quella parte della domanda rimasta inevasa nel 2022.
Ha parlato di sostenibilità competitiva anche per il comparto aftermarket, come spinta per la crescita. Ci spiega questo concetto?
La sostenibilità competitiva è un concetto che abbraccia due aspetti: l’essere sostenibile e allo stesso tempo esserlo in una maniera che possa favorire uno sviluppo economico. Quando pensiamo alla sostenibilità in genere parliamo alla classica sostenibilità sociale, ambientale ed economico-finanziaria. La sostenibilità competitiva vuole intercettarle tutte e tre e fare un passo in più allo stesso tempo; si declina in quella che è la capacità di un prodotto, di un servizio, di un mercato di poter lavorare non tanto sul costo più basso bensì sulla più alta qualità offerta.
Tradotto nel nostro mercato aftermarket, per muoversi nella direzione di una sostenibilità competitiva occorre lavorare su una componentistica che sia di alto valore aggiunto, di qualità e che abbia la capacità di includere anche un concetto di servizio. Il presupposto di partenza è che oggi il valore del componente non sta tanto nelle sue capacità e qualità costruttive, ma sta soprattutto nel fatto di poter essere facilitatore di servizi.
L’elemento centrale diventa la qualità di ciò che io propongo, dove questa qualità non è data solo dalle caratteristiche costruttive di un componente, ma è data dalle capacità di quel componente di poter essere connesso con altri servizi, altri componenti, altre piattaforme e quindi anche di sviluppare dei modelli di business che possono anche avere punti di partenza diversi ma che poi riescono a trovare un punto di intersezione ed essere congiunti o offerti in maniera congiunta da parte di un soggetto, che può essere la rete distributiva piuttosto che la rete di officine o lo stesso componentista.