La recente inaugurazione dell’officina di Orbassano, la prima fuori dai confini laziali, è stata l’occasione per conoscere da vicino il gruppo Amati e le ambizioni di crescita delle sue officine.
Era infatti il 1975 quando il papà Carlo Amati, tuttora alla guida del gruppo che porta il suo nome, fondò a Nettuno l’azienda che allo stato attuale conta cinque sedi.
Oggi come allora, la visione di servizio è al centro di tutto il progetto di crescita delle officine, come ci ha spiegato Gianluca Amati, ceo del gruppo e artefice di un nuovo corso di sviluppo.
Lo abbiamo incontrato ad Orbassano, periferia di Torino, fuori dai confini laziali dove sono localizzate le altre officine meccaniche del gruppo.
Alla storica sede di Nettuno, infatti, nel tempo si sono aggiunte quelle di Latina, Palestrina e Roma mentre, da qualche mese, è operativa anche la prima officina Amati del nord Italia, ad Orbassano appunto.
>>> Il gruppo Amati inaugura ad Orbassano la prima officina nel nord Italia
Come emerso dal discorso del numero uno di Amati tenuto durante l’inaugurazione della nuova struttura (era il 12 luglio scorso), dietro l’apertura di Orbassano c’è molto di più.
C’è una strategia di sviluppo molto ambiziosa, che investe tutto il nord Italia e che punta ad affermare il gruppo come punto di riferimento nella gestione della manutenzione di grandi flotte di trasporto anche al di fuori dei confini laziali.
C’è una proficua partnership con un importante operatore per la gestione di un contratto di full service su una flotta di autobus elettrici.
Non da ultimo, ci sono importanti piani di espansione anche nel settore ferroviario e in questo senso l’investimento nell’Interporto S.I.TO di Orbassano è strategico per un business che potrebbe diventare rilevante all’interno del Gruppo.
In questa intervista Gianluca Amati ci parla quindi di progetti, strategie e piani di sviluppo, dove il concetto di servizio al cliente si evolve in una nuova formula di full service.
Ad Orbassano, durante l’inaugurazione dell’officina Amati, ha dichiarato che il vostro nuovo e sfidante obiettivo è diventare leader nazionale nella gestione della manutenzione delle grandi flotte. Quali sono le strategie messe in campo per arrivare a un risultato così ambizioso?
La piccola officina meccanica fondata circa 50 anni fa da mio padre Carlo Amati oggi è una società articolata al suo interno in cinque aziende ognuna specializzata in un determinato settore dell’automotive, dalle due ruote agli autocarri. In ambito truck & bus, la nostra specializzazione ci ha permesso oggi di gestire una flotta di oltre 1.000 autobus nella regione Lazio.
Ecco perché riteniamo che i tempi siano maturi per mettere le nostre competenze al servizio degli autotrasportatori e dei logistici, anche al di fuori dei confini laziali, e diventare leader nella gestione delle manutenzione di grandi flotte di trasporto.
La nuova officina Amati di Orbassano rappresenta la piattaforma ideale per dare il via a questa strategia di sviluppo, che parte dal nord Italia ma avrà una connotazione nazionale.
Strategici saranno quindi gli accordi con le grandi aziende di trasporti e con i nuovi costruttori truck e bus che si stanno affacciando sul mercato, a cui ci proponiamo con la nostra rete assistenziale, offrendo un service su misura per le loro richieste.
Ci può spiegare di cosa si tratta e cosa vi rende attrattivi?
Grazie alle nostre competenze, siamo in grado di proporci alle grandi flotte e ai nuovi player che stanno entrando nel mercato italiano con una nuova formula operativa, definita “full service”.
È un sistema di gestione e organizzazione della manutenzione che consente alle flotte la massima efficienza, attraverso un servizio di qualità, completo e su misura, l’abbattimento dei costi e la massima disponibilità dei mezzi.
In base alle esigenze del cliente e alla tipologia di servizio richiesta, noi studiamo la formula perfetta. In pratica, ci prendiamo in carico e gestiamo tutta l’organizzazione dell’officina, rilevando direttamente anche il personale (quindi meccanici e impiegati addetti all’officina), il magazzino ricambi e le attrezzatura, per poi girare al trasportatore un canone fisso.
In questa particolare formula di outsourcing, che vogliamo portare avanti a livello nazionale, la struttura rimane di proprietà della flotta, ma è totalmente gestita da noi.
È un progetto giovane che abbiamo iniziato a proporre da circa un anno e che ci sta dando molte soddisfazioni. La formula infatti desta interesse tra i trasportatori, che possono così concentrarsi sul proprio core business, avendo la totale disponibilità dei propri mezzi e senza dover gestire gli oneri derivanti dai fermi macchina o altri imprevisti.
Insieme al full service, state sviluppando altri progetti che vi porteranno ad aprire nuove officine sul territorio nazionale. A partire da quella di Orbassano recentemente inaugurata…
Il progetto di aprire nel 2023 una nuova sede fuori dal territorio laziale faceva già parte dei nostri piani di sviluppo, un progetto che ha poi visto la luce grazie alla partnership con Enel X a Torino. Da qui l’esigenza di avere un’officina meccanica in loco per offrire il servizio di assistenza e la nostra scelta è caduta sull’interporto S.I.TO., una delle migliori location dell’area logistica del Nord Ovest, piattaforma ideale per la nostra strategia di sviluppo nel nord Italia.
Anche nel 2024 c’è in previsione una nuova apertura, grazie al progetto che stiamo sviluppando in partnership con Alis (l’associazione logistica dell’intermodalità sostenibile che riunisce più di 2200 realtà del settore) e con il suo presidente Guido Grimaldi. Il nostro contributo allo sviluppo di un trasporto sempre più intermodale si sta concretizzando con l’apertura di officine all’interno delle attività portuali, che diano assistenza ai semirimorchi danneggiati in fase di carico/scarico.
La prima struttura vedrà la luce già a gennaio del prossimo anno, all’interno del porto di Savona; poi sicuramente andremo su Livorno. Metteremo nel progetto tutte le nostre competenze, che sono molto forti anche in ambito trailer.
La crescita sarà basata solo su nuove aperture o passa anche attraverso acquisizioni?
Stiamo lavorando già per il 2025 per gestire la crescita anche attraverso acquisizioni, puntando a quelle realtà che non hanno più continuità, perché manca il cambio generazionale.
Meccanica, meccatronica, carrozzeria, pneumatici, impianti frigo, revisioni: le vostre competenze sono trasversali e costituiscono un punto di forza. Come riuscite a mantenere un così elevato livello di preparazione?
Oltre ad essere officina TopTruck, da qualche mese facciamo parte della rete Alltrucks.
Questo ci permette un supporto tecnico qualificato, informazioni esaustive e sempre aggiornate, l’accesso a database multimarca, oltre all’opportunità di sviluppare costantemente le nostre competenze professionali grazie a corsi di formazione teorica e pratica.
Inoltre, in quanto autofficina autorizzata ZF, Voith, Solaris e Kogel, siamo costantemente aggiornati grazie ai percorsi di formazione tecnica sui vari sistemi erogati dai nostri partner.
Dal 1975 specializzati nel service
|
Un’organizzazione come la vostra, che non ha nulla da invidiare a un’officina con mandato, è un esempio per tutte le officine indipendenti...
Oggi non esponiamo nessuna bandierina dei costruttori, ma fino al 2017 siamo stati officina autorizzata Iveco. Con la revoca del mandato e grazie a una collaborazione con Solaris, abbiamo puntato il focus sulla mobilità elettrica, migliorando le nostre competenze in quello che sta diventando un trend importante nel trasporto pubblico.
La nostra bravura è stata di aver saputo trasformare una situazione nuova e non semplice in una grande opportunità, sfruttando una tendenza nuova come quella offerta dalla tecnologia elettrica e facendola diventare una fonte di business, soprattutto in chiave futura, visti anche i prossimi ingressi di importante player nel nostro mercato, a partire da Quantron, fino a Youtong e Foton.
In una visione più allargata, le officine sono pronte a gestire le nuove tecnologie ormai già sul mercato?
Personalmente ritengo che il 90% delle officine non sia pronto a gestire la transizione e quindi a operare sui nuovi veicoli ibridi, elettrici o in futuro a idrogeno. Tutto parte però dalla mancanza di fiducia in queste tecnologie, perché molti operatori sono ancora fortemente legati alle motorizzazioni tradizionali.
Da parte mia, credo che nel trasporto pubblico e dell'igiene ambientale l’elettrico e in futuro l’idrogeno rappresentino la nuova mobilità. Fattori come la mancanza delle infrastrutture o gli elevati costi di implementazione sono un ostacolo a questo sviluppo, che oggi è spinto dai fondi del PNRR. Il domani, invece, è una incognita.
Per quanto riguarda il segmento passenger car, ritengo che i tempi non sono assolutamente maturi per uno sviluppo dell’elettrico, ma si andrà più verso una mobilità ibrida. Anche in questo caso il problema è strutturale, legato principalmente alla mancanza di infrastrutture.
Tags: officine vi gruppo amati